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sabato 1 giugno 2013

Trova una bomba mentre ara il campo in zona Lame


Bologna, 1 giugno 2013 - Stava arando il suo campo quando si e’ trovato davanti una bomba da mortaio inesplosa, risalente alla Seconda guerra mondiale, ancora totalmente integra e attiva. E’ successo a due passi dal centro di Bologna, all’incrocio tra via Benazza e via Roveretolo, in zona Lame. L’uomo ha dato immediatamente l’allarme al 113, che ha fatto intervenire sul posto una ‘volante’ e gli artificieri. Il campo dove e’ stata trovata la bomba e’ stato recintato ed e’ stato predisposto un servizio di vigilanza in attesa dell’intervento del personale del Genio militare a cui spetta il compito di mettere in sicurezza l’ordigno bellico.
Fonte:
 http://www.ilrestodelcarlino.it/bologna/cronaca/2013/06/01/897817-bomba-zanardi-lame.shtml

Paestum, ritrovato ordigno bellico ai piedi della cinta muraria



CAPACCIO. Un ordigno bellico risalente alla Seconda Guerra Mondiale è stato ritrovato, nei giorni scorsi, proprio ai piedi della cinta muraria di Paestum. Si tratta di una mina anticarro, dotata ancora d’innesco, rinvenuta durante alcune operazioni di scavo e sterramento all’interno del cantiere (nella foto) dove sono in corso i lavori di restauro del tratto di cinta muraria compreso tra le Torri 27 e 28, nell’ambito del progetto di valorizzazione integrata e fruizione innovativa del settore orientale dell’antica città di Poseidonia, finanziato con fondi Arcus per un importo di 697mila euro. A ritrovare l’ordigno e avvisare le forze dell’ordine, gli operai dell’impresa esecutrice dei lavori, la Lattanzi Srl di Roma, sotto la supervisione del direttore operativo dei lavori di scavo, la dott.ssa Marina Cipriani: sul posto sono intervenuti i carabinieri della Stazione di Capaccio Scalo, diretti dal l.te Serafino Palumbo; gli agenti del comando di polizia locale di Capaccio, coordinato dall’isp. Natale Carotenuto, e militari del Nucleo Artificieri dell’esercito, che hanno poi fatto brillare la bomba senza alcuna conseguenza.
Fonte:
 http://www.stiletv.it/index.php/news/12188/Paestum_ritrovato_ordigno_bellico_ai_piedi_della_cinta_muraria
                                                             Foto: stiletv

In Serbia disinnescate piu di 400 mine dagli esperti russi




Gli artificieri russi durante l'ennesima fase di sminamento in Serbia, iniziata nel mese di aprile, hanno individuato e neutralizzato più di 400 ordigni esplosivi, ha dichiarato a Belgrado il responsabile del progetto Dmitry Gaponenko.
La squadra di artificieri quest'anno ha lavorato su un'area di 170 chilometri quadrati a sud-est di Belgrado. Nel 2006 nella zona ci fu una serie di esplosioni in un deposito di munizioni dell'esercito. Tra le mine pericolose e le granate di artiglieria trovate c'erano alcune risalenti alla Seconda Guerra Mondiale.
Fonte:
 http://italian.ruvr.ru/2013_06_01/In-Serbia-disinnescate-piu-di-400-mine-dagli-esperti-russi/

giovedì 30 maggio 2013

Ritrovata bomba su Monte Pellegrino




Un vecchio ordigno bellico, probabilmente risalente al periodo della seconda guerra mondiale, è stato ritrovato stamattina su Monte Pellegrino. Secondo quanto scrive il sito Monreale Press, la scoperta è stata fatta dai Rangers d’Italia che hanno subito allertato la polizia. La bomba non aveva più la spoletta, ma come hanno riferito gli stessi agenti, era carica e dunque ancora pericolosa. E’ stata trasportata con cura dalla polizia e, dopo alcune analisi, sarà fatta brillare in un posto sicuro.
Fonte:
http://www.palermotoday.it/cronaca/bomba-monte-pellegrino.html

mercoledì 29 maggio 2013

Scopre una bomba a mano in una busta per la spesa


Giano dell'Umbria (Perugia) - Una bomba a mano dentro una busta della spesa. Autore della scoperta un uomo residente nella frazione di San Felice, che ha notato qualcosa di particolare nel suo campo ed è andato a vedere. Ha quindi aperto il sacco e si è trovato tra le mani un ordigno bellico in buono stato. Probabilmente si trattava di un'arma custodita in un luogo sicuro visto che non aveva segni di sotterramento. Sono arrivati gli artificieri per bonificare la bomba, facendola brillare in posto al riparo da incidenti. I carabinieri di Spello stanno indagando sul curioso ritrovamento.
Fonte:
 http://perugia.ogginotizie.it/247186-scopre-una-bomba-a-mano-in-una-busta-per-la-spesa/#.UaXx_tjz2GQ

Villa Minozzo: va a funghi, trova una bomba a mano


VILLA MINOZZO (Reggio Emilia) - Stava tornando da una passeggiata nei boschi "Mongello" in località Case Balocchi alla ricerca di funghi quando, intorno alle 19 di ieri sera, la sua attenzione è stata attirata da uno strano oggetto nascosto tra le fronde.
Una volta intuito di cosa si trattava, il 50enne originario di Villa Minozzo ha allertato i carabinieri della stazione locale che intervenuti sul posto hanno appurato che il manufatto era un ordigno bellico, una granata Mk2 definita comunemente "bomba a mano ananas" per la sua caratteristica forma. L’area è stata messa in sicurezza dai militari in attesa dell’intervento degli artificieri per la neutralizzazione, successiva rimozione e bonifica della zona.
L'ordigno era in dotazione d'ordinanza all'esercito americano e all'Us Marine Corps a partire dalla seconda guerra mondiale sia sul fronte europeo che su quello del pacifico. Appartiene alla famiglia delle granate a frammentazione.
Fonte:
 http://www.reggionline.com/notizie/2013/05/29/villa-minozzo-va-a-funghi-trova-una-bomba-a-mano_34839#.UaXn5Njz2GQ

martedì 28 maggio 2013

GAETA, RECUPERATI NEL PORTO ORDIGNI ASSEDIO 1860: DOMANI SARANNO BRILLATI




Per un secolo e mezzo in fondo al mare hanno mantenuto il loro potenziale esplosivo. Oggi, tre ordigni bellici risalenti, secondo gli esperti della capitaneria di Porto di Gaeta, all’assedio della città fatto dalle truppe Piemontesi nel 1860, sono state recuperate dal fondale di fronte alla banchina Caboto, che per circa dieci giorni è stata interdetta all’utilizzo. Si tratterebbe di proiettili di cannone modello Cavalli, dal generale che li ha inventati, innovativi per l’epoca. A distanza di oltre un secolo e mezzo, gli ordigni, pericolosi per la navigazione, sono stati recuperati e domani verranno fatti brillare al largo.
Fonte:
 http://www.ilpuntoamezzogiorno.it/2013/05/28/dallassedio-del-1860-al-2013-recuperati-tre-ordigni-bellici-nel-porto-di-gaeta/
                                                     Foto: ilpuntoamezzogiorno.it
gaetachannell
 È andata a buon fine l'operazione di recupero degli ordigni bellici effettuata verso le ore 16 dagli artificieri della Marina Militare i quali hanno messo in sicurezza i tre residuati in prossimità della banchina Caboto. Domattina, verranno portati al largo, in un'area dove gli artificieri del Servizio Difesa Antimezzi insidiosi della Marina li faranno brillare.

Il rinvenimento degli ordigni era avvenuto casualmente durante un'operazione di salpamento: a fare la scoperta è stato l'operatore tecnico subacqueo del porto di Gaeta Salvatore Gonzales. Immediatamente, la capitaneria di porto di Gaeta, attualmente comandata da Nicola Latinista, ha provveduto ad emanare l'Ordinanza di interdizione dello specchio d'acqua antistante la banchina Caboto, pari ad un'area di circa 16000 metri quadrati, che da domani ritorneranno alla fruibilità pubblica.

Volontariato per la raccolta dei rifiuti abbandonati: rinvenuto anche un ordigno bellico




L’Associazione Nazionale Libera Caccia di Massa Marittima con Comune di Massa Marittima, Coseca, Circolo Caccia di Monterotondo, Tiemme S.p.a, Montieri in Quad e Moto Gruppo Alcole, ha effettuato un’operazione di ripulitura delle zone limitrofe alla S.R 439 nel Comune di Massa Marittima. Erano presenti l’Assessore comunale all’ambiente Giacomo Michelini che, con guanti e sacchi alla mano, ha partecipato alla giornata, il Presidente di Libera Caccia Regionale Paolo Isidori, le guardie Zoofile dell’Anlc e le Gav locali. Un bus gratuito è stato messo a disposizione da Tiemme Spa, mentre Montieri in Quad ha fornito i mezzi, le operazioni, sono state coordinate da Paolo Masserizzi. Tra i rifiuti recuperati i ragazzi hanno trovato anche un residuato bellico risalente l’ultimo conflitto mondiale.
Fonte:
 http://www.ilgiunco.net/2013/05/28/volontariato-per-la-raccolta-dei-rifiuti-abbandonati-rinvenuto-anche-un-ordigno-bellico/

Ordigno bellico in un campo a San Marcellino




San Marcellino, al prolungamento di via Starza, i Carabinieri della Stazione di Trentola Ducenta, a seguito di una segnalazione pervenuta da un cittadino, hanno rinvenuto, all’interno di un fondo agricolo, confinante con il comune di Casapesenna, un ordigno bellico inesploso verosimilmente, un proiettile da mortaio della lunghezza di circa 30 cm. e risalente all’ultimo conflitto mondiale. La zona, subito messa in sicurezza dai militari dell’Arma che si stanno provvedendo all’attivazione delle operazioni di bonifica del residuato bellico, è stata delimitata e posta sotto la sorveglianza del personale della Polizia Municipale di San Marcellino.
Fonte:
 http://www.pupia.tv/san-marcellino/notizie/000599.html

                                                           Foto: Noi Caserta 


Bedero Valcuvia, trovati in un campo due ordigni inesplosi


L'uomo non ha subito capito che si trattava di panetti di tritolo con detonatore, così li ha raccolti e portati a casa, poi dai carabinieri. Verranno fatti brillare
Bedero Valcuvia, 28 Maggio 2013 - Qualche ora fa, a Bedero Valcuvia, in località Sirti,  in una zona boschiva, il proprietario dell' area dove si trova un'azienda agricola,  mentre era intento a pulirla, ha trovato due ordigni esplosiviSi tratta di due panetti di tritolo con detonatore.
Poiché non si è reso conto subito della situazione,  ha preso  gli ordigni e li ha portati a casa sua dove poi li ha mostrati ai Carabinieri della stazione di Cuvio chiamati nel frattempo. Le operazioni per far brillare i due ordigni,  saranno effettuate  dal Nucleo artificieri di Milano che interverranno oggi pomeriggio nell'area già messa in sicurezza  e chiusa al transito  dei veicoli.
Il terreno era incolto dal momento dell'acquisto dell' area e l'agricoltore stesso mai aveva proceduto prima di ora a pulirlo, per cui non si esclude che gli oggetti siano reperti bellici.
di G.L. 
Fonte:
http://www.ilgiorno.it/varese/cronaca/2013/05/28/895588-bedero-valcuvia-trovati-campo-ordigni-esplosivi.shtml

Bomba da mortaio trovata a Massa Marittima


Un ordigno bellico, una bomba da mortaio, è stato trovato durante la pulizia di un bosco a Ghirlanda presso Massa Marittima (Grosseto) dai volontari che prendevano parte alla Giornata Ecologica organizzata dal circolo Libera Caccia. La bomba quasi sicuramente è della Seconda guerra mondiale. Sul posto sono intervenuti i carabinieri che hanno messo in sicurezza la zona in attesa del dispolettamento e delle operazioni di bonifica degli artificieri.
Fonte:
 http://iltirreno.gelocal.it/grosseto/cronaca/2013/05/28/news/bomba-da-mortaio-trovata-a-massa-marittima-1.7150761
                                                                Foto: Ansa
 

Ordigno bellico, ai Cappuccini strada chiusa


di  Stefano Fonsato
Vercelli
Via Thaon de Revel, la strada che taglia in due il rione Cappuccini, è stata chiusa al traffico dopo il ritrovamento di quello che sembra un ordigno bellico, all’interno di un giardino.
La polizia e i vigili urbani hanno transennato l’area in attesa dell’arrivo degli artificieri: i militari dovranno stabilire se si tratti davvero di una bomba risalente alla seconda guerra mondiale.  In un giardino, al civico 130, nei pressi della rotonda in direzione di Prarolo, i proprietari stavano effettuando alcuni lavori: «Stavano scavando nel terreno quando hanno urtato con una pala quell’oggetto metallico. Ma non è ancora chiaro se si tratti davvero di una bomba», raccontano alcuni testimoni. 
Fonte:
http://www.lastampa.it/2013/05/28/edizioni/vercelli/ordigno-bellico-ai-cappuccini-strada-chiusa-zu5j8IB2xdMP3x6vnVX0yI/pagina.html

In casa proiettili di guerra, gradese assolto


Se un proiettile è inutilizzabile non può essere considerato alla pari della detenzione di un’arma da guerra. Con una sentenza che l’avvocato Roberto Cianci, difensore dell’imputato, dichiara essere oltre che ragionevole anche innovativa, il Tribunale di Gorizia ha assolto un giovane pescatore gradese, il ventiduenne Simone Corazza, che era stato accusato di detenzione di armi da guerra. Un reato grave, punito con la pena da un minimo di uno a un massimo di 8 anni di reclusione. Corazza aveva rinvenuto, impigliati nelle reti da pesca, 8 bossoli e un proiettile, e li aveva tenuti a casa come cimelio. Solo che i carabinieri li avevano scoperti con la contestuale denuncia del pescatore. Il proiettile e i bossoli in questione sono residuati bellici della Seconda guerra mondiale in pessime condizioni (era specificato anche nel capo d’imputazione) del tutto inutilizzabili e innocui. Al termine del dibattimento il pubblico ministero aveva richiesto la condanna del Corazza a un anno e due mesi di carcere, oltre a una pena pecuniaria. Il Tribunale è stato, però, di diverso avviso, tanto da aver ritenuto che il fatto non potesse costituire reato. «Il paradosso - afferma l’avvocato Cianci - è che la detenzione di un bossolo o di un proiettile cosiddetto da guerra, sebbene inutilizzabile, risulterebbe punita con una pena da uno fino a 8 anni a fronte dei minimi 8 mesi di reclusione previsti per la detenzione abusiva di un’arma comune quale, in ipotesi, una funzionante pistola di piccolo calibro comunque di letale potenzialità». Il Tribunale ha, invece, accolto la tesi difensiva secondo cui il reato non può ipotizzarsi nel caso in cui sia esclusa l’effettiva possibilità tecnica di un riutilizzo ovvero di utilizzo dei bossoli o delle cartucce. «Tale circostanza – conclude il legale -, nel caso specifico da chiunque percepibile e anche confermata dai carabinieri che avevano proceduto al sequestro dei cimeli, ha indotto il Tribunale ad assolvere l’imputato, ritenendo pure superflua la subordinata richiesta di una consulenza balistica da me formulata». (an.bo.)
Fonte:
 http://ilpiccolo.gelocal.it/cronaca/2013/05/26/news/in-casa-proiettili-di-guerra-gradese-assolto-1.7140638

lunedì 27 maggio 2013

I LANCEDELLI, UNA FAMIGLIA DI RECUPERANTI


di Roberta Piger
 Cercare, dissotterrare, recuperare. Una professione scelta? Non proprio. L’attività di “recuperante” nasce in seguito ai drammatici eventi causati dalla Grande Guerra. Una guerra mondiale prepotente, dalle mani lunghe, che in un giorno di maggio del 1915 raggiunse anche Cortina d’Ampezzo, a quel tempo “Ampezzo”, tranquillo paese ladino amministrato dall’Impero Austrungarico. Bella sfortuna per il paese trovarsi proprio sul confine con l’Italia d’allora, che poco dopo aver dichiarato guerra all’Austria inviò i suoi soldati a varcare il confine di Acquabona. Il 29 maggio 1915 Cortina fu occupata senza colpo ferire: i soldati italiani entrarono senza incontrare avversari e senza sprecar nemmeno un colpo, dal momento che i soldati austriaci e ampezzani si erano già trincerati sulle vette attorno a Cortina adottando una strategia militare di difesa, limitandosi ad impedire il passaggio delle truppe italiane. Cominciava così, quasi in sordina, la Grande Guerra sulle Dolomiti d’Ampezzo, che per tre lunghi anni diventarono terra irredenta, un trofeo ambito che i due eserciti si giocarono senza esclusione di colpi, alcuni diventati clamorosi, altri leggendari. Faceva male questa guerra tra vicini di casa: ampezzani e austriaci improvvisamente nemici di cadorini e italiani, uomini costretti a spararsi addosso, obbligati a diventare in fretta macchine da guerra, umiliati da fame, freddo e paura, condizioni che, per la tragica regola della vita, eliminavano i meno forti, quelli non all’altezza di una simile pretesa da parte della Madrepatria. Spesso tragicamente “fortunato” era considerato chi se ne andava presto, subito. Magari intontito dalla droga o dalla grappa o rum mandato giù per non sentire il terrore, con le gambe tremanti e negli occhi un ultimo istante di supplica, e quell’ultimo immancabile pensiero rivolto alle persone amate e lontane. Si moriva così, spesso chiamando “mamma!”, in dieci, cento, mille. Bilancio pesante per un battibecco tra regnanti. Nel 1918, alla fine del conflitto, in Ampezzo cadde un silenzio colmo di dolore e rassegnazione. Reduci e famiglie si trovarono disorientati, ridotti allo stremo e rapidamente costretti a far fronte alle gravi conseguenze lasciate dall’occupazione italiana. Alcuni abitanti non possedevano più nulla, nemmeno una casa, poiché interi villaggi furono distrutti dal fuoco e le campagne danneggiate non permettevano la coltivazione. Anche la natura mostrava le sue ferite senza vergogna: i boschi erano spogli e stanchi ed in molte zone si poteva vedere la carne viva delle rocce: una violenta nudità provocata dallo scoppio delle mine. Alla popolazione si presentava quindi la scelta di emigrare oppure di recuperare e vendere il materiale bellico abbandonato lungo la linea del duplice fronte, un lavoro duro ma indispensabile per l’immediata sopravvivenza. Protagonista di quei tempi fu anche un bambino di dieci anni, Rolando Lancedelli. Era il 1937 di famiglia povera, anziché frequentare la scuola, per necessità fu mandato dalla nonna a recuperare i resti bellici con gli zii. Non era certo uno spasso vagare per le montagne con le scarpe tenute assieme dal fil di ferro, indossando abiti stracciati. Ma Rolando, non avendo troppe alternative, con una fetta di polenta in tasca per tutto il giorno e munito di un vecchio e pesante piccone che sollevava a malapena, recuperava tutto quel che si poteva, per poi rivendere ai grossisti di metalli che facevano tappa a Cortina ogni sabato. Erano grosse fatiche, ma quando si trovavano tesori come mucchi di cartucce rilucenti, al piccolo Rolando brillavano gli occhi, anche se poi la sera doveva consegnare tutto il bottino in casa, agli zii. Fare il recuperante era un lavoro a tutti gli effetti, forse non troppo divertente per un bambino, ma perlomeno così si riusciva a rimediare qualcosa da metter sotto i denti. La regola del recuperante era “quel che trovi è tuo”. Col passar del tempo, Rolando apprendeva i piccoli segreti dei recuperanti: come riconoscere i metalli, dove iniziare a scavare, come scaricare le munizioni in sicurezza e separare i diversi materiali. Si recuperavano bombe, filo spinato, rotoli di fil di ferro, corde d’acciaio, stufe, esplosivi, proiettili, tubi, armi, pentole, rame, piombo, alluminio e ottone. Lo Stato italiano retribuiva anche il recupero delle salme tristemente abbandonate sui campi di battaglia, e trovare uno scheletro era redditizio. Rolando ricorda nei racconti, che molti recuperanti arrivarono al punto di saccheggiare i cimiteri per poter guadagnare quelle poche, indispensabili lire. Un rituale macabro e necessariamente sfrontato. Dati i tempi, la vita del recuperante era faticosa e piena di pericoli in agguato, dovendo forzatamente camminare tra gli ordigni inesplosi che fecero più di una vittima tra gli sfortunati, o facilmente inesperti, che ebbero la sventura di maneggiarli. Altri rischi erano rappresentati dalla natura stessa della raccolta in montagna; a causa delle sue zone esposte e dai profondi precipizi bastava un solo passo falso per precipitare nel vuoto. Tra i mille ricordi di Rolando, spicca l’episodio in cui un giorno, trovato un pesante rotolo di filo di piombo, per poterlo portare a valle lo sistemò su di un pezzo di lamiera ondulata, che trascinò percorrendo un sentiero lungo il fianco di un precipizio. Volendo spostare il carico con maggior forza, il giovane recuperante iniziò a camminare all’indietro, non accorgendosi di aver messo un piede nel vuoto. Si salvò miracolosamente appendendosi alla corda agganciata alla lamiera, che resse il suo peso non particolarmente abbondante, tenuto conto della dieta forzata dettata dal difficile periodo post bellico. Altra difficoltà da non sottovalutare per i recuperanti erano gli improvvisi cambiamenti meteorologici, tipici dell’alta montagna, come il violento temporale che sorprese Rolando e gli zii mentre rientravano da un recupero. Fortunatamente ebbero la prontezza di ripararsi sotto due massi lasciando il metallo raccolto vicino ad un albero a pochi metri di distanza, che attirò immancabilmente un fulmine accecandoli per qualche minuto, senza ulteriori conseguenze.
Per Rolando la vita di recuperante terminò nel 1943, quando fu costretto a riporre pala e piccone, poiché in quel periodo dopo 8 settembre 1943 le province di Bolzano, Trento e Belluno erano occupate dai Germanici con amministrazione separata dal resto dell'Italia. Il giovane fu arruolato dai tedeschi assieme ad altri coetanei di Cortina, pronto alla malaugurata evenienza di dover partire per il fronte russo vestendo la divisa germanica. Anche per Rolando, nato e cresciuto accanto alla pesantezza di un dopoguerra, partire per il fronte sarebbe stato compito crudelmente estremo, ben distante dal tutto sommato, se pur difficile, mestiere di recuperante di rottami più o meno arrugginiti, ma almeno vicino a casa e alla famiglia. Rientrato salvo nel 1945, a guerra terminata, un’altra volta si ripresentarono i tempi grami accompagnati dall’inseparabile necessità di sopravvivere, che lo costrinse a vendere quanto rimasto in casa, frutto degli antichi recuperi. Col passar del tempo le montagne, passate al setaccio dai molti recuperanti, erano ormai ripulite dalla maggior parte dei resti di guerra. L’attività di recuperante “per necessità”, adeguandosi ai tempi, si trasformò, impegnando per passione della storia, poche persone nella ricerca di cimeli. Rolando dovette dimenticare le ricerche lungo i camminamenti, i fronti e le trincee nelle amate montagne, maestre di vita e compagne di un’insolita infanzia, per dedicarsi ad attività più redditizie. Con l’aiuto della moglie Elena, sposata nel 1952, aprì a Cortina uno Ski Bar che costruì con le sue stesse mani, mattone per mattone. Era il 1959, ed unitamente a quest’attività, per incrementare i guadagni, svolse anche la professione di maestro di sci. Rolando fu il primo maestro di sci di fondo di Cortina d’Ampezzo. Ad allietare il matrimonio giunse il figlio, Loris. Si sa come vanno le cose, da cosa nasce cosa, e il piccolo bar si trasformò in ristorante per ospitare visitatori alla ricerca dei piatti della tradizione. Durante gli scavi per la trasformazione dello chalet, Rolando rinvenne nella terra delle strane pietre, che destarono la sua curiosità. Con l’aiuto di Rinaldo Zardini Folòin, settantenne riconosciuto esperto in materia, scoprì che si trattava di antichissimi fossili. Tra Rolando Lancedelli e lo studioso nacque un prezioso sodalizio, stimolando la ricerca di fossili per Rolando, che tornò tra le amate montagne dolomitiche percorrendo con grande entusiasmo alte panoramiche vie per cercare e frugare nuovamente fra terra e sassi, non più metalli ma pietre rare, rarissime, che raccontano la storia millenaria di quando le Dolomiti erano sommerse da caldi mari con acque ricche di pesci, animali acquatici e piante, trasformati nel tempo di mille e mille anni in fossili di invertebrati marini, megalodonti, lamellibranchi, spugne, echinodermi, bivalvi, gasteropodi, impronte di vegetali, dicerocardi, coralli e cefalopodi. I migliori esemplari di fossili, trovati da Rolando, rari e rarissimi, assieme ad altri reperti che fanno parte della preziosa collezione scientifica di Rolando Lancedelli, sono esposti nel Museo Paleontologico “Rinaldo Zardini” ubicato nella “Ciàsa de ra Règoles” di Cortina, considerato per questo settore, uno dei più importanti al mondo. Un po’ come per gli esami che non finiscono mai, anche le fatiche non sembravano finire mai per Rolando, che ebbe grande soddisfazione nel riportare alla luce un megalodonte eccezionale, unico esemplare al mondo, alto ben 62 centimetri e con un peso di 60 chilogrammi! Ad uno di questi esemplari il prof. Alassinaz dell’Università di Milano, conferì il nome di “Dicerocardium Lancedelli” per averlo sapientemente individuato ed estratto dalle rocce. Anno dopo anno Rolando proseguì le ricerche di fossili accompagnato dal più fiero dei discendenti, il primogenito Loris, che dall’età di 6 anni iniziò a seguire, con quel senso di meraviglia che ogni bambino possiede, le orme esperte del padre. Le zone di ricerca dei fossili erano le stesse dove trent’anni prima si recuperavano reperti bellici. Si percorrevano gli stessi sentieri scrutando con occhio esperto gli strati rocciosi per intravedere il misterioso fascino, il magico luccichio di qualche fossile studiando attentamente la natura dell’ambiente e la relativa incredibile conservazione. Mentre Rolando estraeva fossili scavando la terra e spaccando rocce, Loris, affascinato dai racconti epici del padre sulla Grande Guerra e sui suoi recuperi, un po’ per gioco, un po’ per curiosità, iniziò a cercare reperti bellici. Chissà se i suoi occhi brillarono come quelli del padre quand’era bambino quando un fortunato giorno trovò una manciata di caricatori, tutti in ottimo stato di conservazione. Fu la scintilla che accese nel bambino la passione per la ricerca degli oggetti appartenuti agli uomini che avevano partecipato alla Grande Guerra. E così, ricerca dopo ricerca, anno dopo anno, ritrovamento dopo ritrovamento, il materiale recuperato si accumulò a tal punto da riempire un’intera stanza! Ogni oggetto portato alla luce racconta una storia, regala un’emozione e fa riflettere sulla vita dell’uomo che l’ha posseduto. Ogni oggetto raccolto ha, ovviamente, oltre al primario valore umano, anche un grande valore storico. Col passare degli anni Loris, diventato adulto, collezionista ed esperto storico, arricchì la raccolta di famiglia acquisendo migliaia di cartoline e fotografie, commoventi e spiritose lettere e diari dei soldati, giornali, riviste e molto altro materiale abitualmente usato dagli uomini impegnati sia sul fronte italiano che austriaco, oltre che raccogliere interviste dei reduci e testimoni della Grande Guerra. Nel 1964 11 anni dopo la nascita di Loris, nacque il secondogenito Graziano. Cresciuto a Fossili e cimeli, con il trascorrere del tempo si unì alle ricerche anche Lui, passata la passione dei fossili si aggiunse lo stesso Rolando e la moglie Elena, anch’essa attiva collaboratrice nel recupero di materiale che già aiutava il marito portandosi a valle, su spalla, pesanti fardelli. Dolce e materna, fu lei a trovare lo scheletro di un soldato italiano, porgendo alle sue giovani spoglie la compassione che solo può sgorgare dal cuore di una mamma. Graziano Lancedelli, vissuto immancabilmente in una famiglia di ricercatori di cimeli e fossili, dopo le iniziali ricerche in montagna si unì al famigliare entusiasmo dedicandosi al collezionismo ed allo studio dell’oggettistica dell’epopea della Grande Guerra. Il materiale e i reperti recuperati in molti anni, alcuni unici e altri assai rari, stimolarono nei componenti della famiglia, in particolar modo in Loris Lancedelli, che già nel 1970 accarezzava l’idea e il sogno di conservare quanto raccolto in un unico luogo, ovvero in un Museo della Grande Guerra a Cortina d’Ampezzo. Idea ammirevole, ma al tempo impresa non facile considerando le ferite ancora aperte di un passato tanto doloroso. All’inizio dell’idea molte persone del luogo, in particolar modo i più anziani, erano contrarie all’iniziativa. Per loro un museo di guerra significava far risaltare l’occupazione italiana di Cortina, precedentemente rimasta per quattro secoli territorio dell’Impero Asburgico. Molti ricordavano spesso, con comprensibile amarezza, gli abusi subiti durante quel periodo e nell’immediato dopoguerra. Malgrado tutte le difficoltà, Loris Lancedelli, tenace e fedele al suo ideale intento, approfittò dei molti personaggi politici che frequentano Cortina in tempo di vacanze, non mancando di esporre il suo progetto, ottenendo all’inizio non grande interessamento ed entusiasmo. Nel frattempo il materiale di famiglia fu esposto in 20 mostre provvisorie riscuotendo, fin dall’apertura, un gran successo sia di pubblico che d’esperti. La prima esposizione realizzata nel 1988 esordì registrando ben 53.000 visitatori! Un risultato incoraggiante, che destò l’interesse sia della popolazione ampezzana che dell’eterogeneo pubblico nazionale e internazionale che una vetrina come Cortina può offrire. Un successo che ha finalmente interessato e posto in movimento sia gli enti locali che i vari singoli esperti e appassionati. In seguito furono aperti al pubblico i primi due percorsi storici nella zona delle Cinque Torri e sul monte Lagazuoi, luoghi storici in cui le prime linee militari originali furono fedelmente ripristinate e sottoposte a lavori di restauro conservativo. Dopo poco i ripristini dei percorsi storici, finalmente il 12 agosto 2003 aprì anche il tanto ambito Museo della Grande Guerra in località “In trà i Sass” sul passo Valparola in un luogo suggestivo, dall’aspetto lunare, circondato da trincee, camminamenti e molta storia. Il Museo è ospitato all’interno di un possente forte Austro Ungarico originale ben ristrutturato, nominato “Tre Sassi”, che custodisce oggetti unici, ognuno con la sua storia da raccontare, ognuno importante per il ruolo svolto, fra cui alcune divise di Curzio Malaparte, scrittore irredentista amico di Gabriele D’Annunzio (Curzio combatté sul Col di Lana), il voluminoso proiettile austriaco da 30,5 (il più grande sparato in zona), le scatolette di cibo dei soldati, le divise militari, le mitragliatrici dei vari eserciti, e poi ancora fotografie, diari e molto altro materiale da vedere. All’allestimento di questa prima parte del museo dedicato alla Grande Guerra s’aggiungono progetti d’ampliamento degli spazi espositivi e nuovi programmi, tra cui quello d’allestire delle mostre a tema. Un grazie dunque alla famiglia Lancedelli, che con il suo ammirevole entusiasmo offre l’opportunità di approfondire la storia locale, ma non solo locale, una storia da tramandare alle generazioni future a cui possono partecipare anche i molti turisti e visitatori della valle d’Ampezzo e della val Badia. Visitare un museo di guerra significa prender atto che in quella data regione la guerra è veramente esistita, con tutta la sua crudeltà. Nell’osservare un oggetto bellico, sia un caricatore o la gavetta ammaccata di un soldato, fa pensare, almeno per un attimo, a quanti floridi uomini furono costretti a lasciare i propri affetti, i sogni e le speranze proprio quando la loro giovane vita s’affacciava sul mondo, sulla società. Giovani poco più che adolescenti, padri di famiglia, costretti a lasciare la propria casa e la propria terra senza poter far altro, in molti, troppi casi, che non tornare mai più. Quanti non sono tornati indietro dal terribile teatro della Grande Guerra, interpretato in uno degli scenari più belli al mondo? E quante madri, mogli e figli li hanno pianti? Anche questa storia è tra quelle contraddittorie della vita, tanto orripilante la guerra quanto splendido il paesaggio. Assurdo!
Fonte:
http://www.cortinamuseoguerra.it/index.php?option=com_content&view=article&id=113&Itemid=27&lang=it

Germania. Munizioni della Seconda guerra mondiale in una scuola materna




Nella città tedesca di Eisenach sul territorio di una scuola materna sono state trovate circa 45 kg di munizioni e di armi della Seconda guerra mondiale, comunica l'amministrazione comunale. Dopo che i bambini hanno iniziato a trovare i bossoli nel giardino, è stata presa la decisione di chiamare gli esperti. I risultati degli scavi hanno superato ogni aspettativa: gli specialisti hanno scoperto oltre mille munizione e 10 granate.
Fonte:
 http://italian.ruvr.ru/2013_05_25/Germania-Munizioni-della-Seconda-guerra-mondiale-in-una-scuola-materna/
                                                     Foto: http://italian.ruvr.ru

28 maggio 1944-28 maggio 2013: 69esimo anniversario della Battaglia di Aprilia


“A seguito dello Sbarco degli alleati ad Anzio il 22 gennaio 1944 la nostra Città divenne per 4 mesi cruento teatro di battaglia tra l'esercito tedesco e quello anglo-americano nel cammino verso la liberazione di Roma avvenuta il 4 giugno 1944;
Immani furono le sofferenze che dovette subire la popolazione del territorio costretta ad abbandonare le proprie abitazioni e ad affrontare, a guerra finita, la gravosa opera della ricostruzione;
Nel ricordo di tutte le vittime militari e civili del conflitto, dell’eroica opera di bonifica dei terreni da mine ed ordigni effettuata a costo della propria vita dagli “sminatori” di Aprilia.
Motivazioni queste del conferimento ad Aprilia in data 8 febbraio 2001 della Medaglia di bronzo al merito civile”.
Fonte:
 http://www.comunediaprilia.gov.it/art.php?id=5508
                                                      Foto: comunediaprilia.gov.it

28 maggio 1943. Pioggia di bombe su Foggia


di Luigi Antonio Fino
 Una giornata del ricordo per le vittime civili della II Guerra Mondiale fu la proposta partita da un convegno tenutosi a Foggia, il 10 giugno 2008, nell’auditorium della biblioteca provinciale. Vi era infatti sulla rete un gran numero di adesioni alla petizione al Presidente della Repubblica promossa dal comitato per Foggia città martire e per l’istituzione di un giorno del ricordo per tutti i civili italiani caduti sotto i bombardamenti anglo-americani. Mentre Foggia fu la città italiana con la percentuale più alta di vittime in rapporto al numero della popolazione, la data prescelta per il giorno del ricordo delle vittime innocenti è il 20 ottobre, anniversario del massacro...
Fonte:
 http://www.rinascita.eu/index.php?action=news&id=21148

Bombe della guerra rallentano i lavori al nuovo teatro Astra


 di Giovanni Cagnassi
Il cantiere del teatro Astra disseminato di ordigni bellici. Per questo sono stati registrati ritardi nei lavori che dovrebbero terminare per la metà del 2014. Non dovrebbe essere comunque una sorpresa il ritrovamento di bombe della Grande Guerra appena si scava in un cantiere della città. Era accaduto anche per piazza Indipendenza, dove il ritrovamento di un ordigno dopo la bonifica già effettuata aveva fatto tremare progettisti e amministratori temendo eventuali blocchi, dei lavori. Anche dopo le bonifiche dei terreni possono affiorare ordigni in una città e un territorio che è stato teatro di grandi combattimenti nella prima guerra mondiale. I responsabili del cantiere e il Comune hanno informato come prevede la procedura carabinieri e amministrazione comunale, quindi immediatamente la prefettura per le operazioni delicate di messa in sicurezza e rimozione degli ordigni che poi verranno fatti brillare in luoghi sicuri. Le operazioni si sono già concluse, nel massimo riserbo, nei giorni scorsi. Si è paventato un blocco del cantiere anche in questo caso, ma f non è stato necessario. Sul posto sono arrivati degli esperti artificieri che hanno operato anche in territori di guerra e in particolare in Iraq, quindi con una certa esperienza alle spalle, che ha permesso di risolvere i problemi in tempi piuttosto brevi. Nonostante questo ostacolo, i lavori dovrebbero proseguire con lo stesso ritmo e senza particolari ritardi nella scadenza finale della consegna del teatro di via Ancillotto. Una struttura costata circa sette milioni di euro, considerati anche i contributi pubblici, già finanziata e con 500 posti a sedere. Il nuovo teatro Astra è stato al centro di aspre polemiche anche durante la campagna elettorale, oggetto di critiche e accuse. Un'opera molto attesa dalla città che vuole far ripartire da questa imponente struttura in via Ancillotto, tutto il mondo culturale della città, che è stato soffocato in questi anni. L'auditorium del centro da Vinci ha assolto ai suoi obblighi, ma la sua struttura è limitata per commedie, concerti e convegni. C’era bisogno di qualcosa di più per una città di oltre 40 mila abitanti che non ha mai avuto un vero teatro.
Fonte:
 http://nuovavenezia.gelocal.it/cronaca/2013/05/26/news/bombe-della-guerra-rallentano-i-lavori-al-nuovo-teatro-astra-1.7142816

Forlì, affiorano ricordi della Seconda Guerra Mondiale in via Paradiso




FORLI' - Rinvenuti un fucile, una bomba a mano ed una bottiglia piena di munizioni. E' successo venerdì mattina in via Paradiso, a Forlì. Ad accorgersi degli ordigni, risalenti alla seconda Guerra Mondiale, sono stati alcuni operai impegnati in un lavoro di ristrutturazione in un'abitazione. Per la rimozione della bomba, effettuata dagli artificieri, si è reso necessario evacuare l'edificio. Inerte il fucile, spezzato in corrispondenza del calcio e la canna. Innocue anche le munizioni. 
Fonte:
http://www.romagnaoggi.it/cronaca/forli-affiorano-ricordi-della-seconda-guerra-mondiale-in-via-paradiso.html

                                                           Foto: romagnaoggi.it


domenica 26 maggio 2013

Bomba sulla spiaggia


Durante i lavori di montaggio di un lido, domenica mattina, sulla spiaggia del lungomare San Francesco, è stata notata la presenza di un oggetto che ha suscitato perplessità. Un ordigno bellico è emerso dalla spiaggia. Portato dai marosi degli ultimi giorni, si tratterebbe, secondo i Carabinieri, di una granata di esercitazione risalente  trequattro anni fa.
L’ordigno, trovato sulla sabbia a circa 20 metri dalla riva, ha fatto allertare immediatamente i Carabinieri che a loro volta hanno interessato del caso gli artificieri.
L’area è stata interdetta alla cittadinanza per un raggio di circa 50 m, dopo un’attenta analisi non è stato necessario farla brillare.
Fonte:
 http://www.sbirciapaola.it/bomba-sulla-spiaggia/
                                                          Foto: sbirciapaola.it


Ventotto residuati bellici sono riaffiorati nel Torre




CHIOPRIS VISCONE. Pian piano il torrente Torre, nel territorio comunale di Chiopris Viscone, si scopre essere una sorta di piccola polveriera coperta dall’acqua. Continua, infatti, a riaffiorare dal suo greto una lunga serie di residuati bellici, per lo più risalenti alla Prima guerra mondiale: e non più soltanto qualche unità alla volta, come verificatosi in alcune circostanze, dato che in questa occasione gli ordigni di vario calibro rinvenuti sono stati ben ventotto. Le persistenti piene del torrente che, come continua a lamentare il sindaco Carlo Schiff, erodono fette importanti di terreno, allargando così sempre più il suo letto e modificando il corso stesso del Torre: per questo, ormai con una certa frequenza, tutto ciò fa riaffiorare proietti che giacciono in acqua da quasi un secolo Questa volta, però, il quantitativo rinvenuto è considerato preoccupante e in tanti anni dal termine delle due guerre non era mai successo si verificassero rinvenimenti sia così frequenti, sia così consistenti. Del rinvenimento è stata data notizia ai carabinieri di San Giovanni al Natisone, che hanno immediatamente informato la Prefettura, la quale a sua volta ha disposto tramite il Comando forze di difesa di Vittorio Veneto e quello delle forze operative terrestri di Verona l’intervento degli artificieri. «Ogni qualvolta ci si ritrova di fronte a rinvenimenti di residuati bellici e alla richiesta dell’intervento degli artificieri – spiega il sindaco Schiff –, che preoccupano la comunità per la loro pericolosità, il Comune deve sostenere tutte le spese e in questi momenti, vista anche la frequenza, la cosa si fa davvero difficile. La zona in cui sono riaffiorati i 28 ordigni è sempre la stessa e si trova alla confluenza con il fiume Natisone in un territorio che interessa principalmente il Comune di Chiopris Viscone e quelli di Trivignano Udinese, San Giovanni al Natisone e Manzano. E non è escluso che questa non sia l’ultima volta, considerato che il Torre nel continuo modificare del suo corso prosegue nell’erosione di terreno e si avvicina a zone che una volta, in particolare nel corso del Primo conflitto mondiale, erano destinate a deposito munizioni». In attesa del disinnesco e del brillamento, gli ordigni rinvenuti sono stati messi in sicurezza dal personale dell’Arma dei carabinieri.
Fonte:
 http://messaggeroveneto.gelocal.it/cronaca/2013/05/26/news/ventotto-residuati-bellici-sono-riaffiorati-nel-torre-1.7136260