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sabato 5 aprile 2014

TOANO - COMMEMORAZIONE DELLA BATTAGLIA DI CA' MARASTONI


"Il primo aprile 1945, giorno di Pasqua, fu per la nostra montagna una giornata di sangue. Nella battaglia di Ca' Marastoni, che scoppiò a pochi giorni dalla fine della seconda guerra mondialecaddero infatti sette partigiani": così il sindaco Michele Lombardi ricorda il tragico avvenimento che domenica mattina (6 aprile) sarà commemorato nel luogo in cui si consumò sessantanove anni fa.
Il programma dell'anniversario prevede, alle 10.15, il ritrovo a Ca' Marastoni, cui faranno seguito un corteo, la deposizione di una corona di alloro al locale sacrario, la messa ai caduti celebrata da don Alpino Gigli, il saluto del primo cittadino toanese e gli interventi dell'onorevole Danilo Morini, presidente provinciale dell'Alpi (Associazione liberi partigiani italiani), e dell'onorevole Vanna Iori.
"L'aspro combattimento - spiega il sindaco Lombardi - si consumò su Monte della Castagna, in cui si fronteggiarono forze partigiane e truppe naziste. Queste ultime avevano raggiunto il crinale e, sopra Cerrè Marabino, avevano intercettato e fucilato la staffetta Nadia, Valentina Guidetti, premiata con la medaglia d'argento al valore. Il nemico fu costretto a ritirarsi ma tra i partigiani persero la vita il capitano William Manfredi (medaglia d'argento al valore militare) e altri cinque uomini delle 284.a brigata partigiana Fiamme verdi: Vito Caluzzi (medaglia di bronzo), Ariante Mareggini, Meuccio Casotti (medaglia di bronzo), Ennio Filippi (medaglia di bronzo) e Valentino Lanzi".
La commemorazione sarà a cura degli studenti della scuola secondaria di primo grado di ToanoAlla cerimonia, indetta dal Comune e dalle associazioni partigiane Alpi e Anpi di Reggio Emilia, parteciperà inoltre il corpo bandistico di Cavola.
Conclude il primo cittadino: "Già dal primo anniversario il ricordo della battaglia di Ca' Marastoni, che è tuttora vivo, è stato sempre celebrato con grande partecipazione. In quel periodo di lotta per la libertà e la democrazia fu decisivo il contributo della popolazione. Anche oggi è molto importante che il sacrificio di chi ha vissuto prima di noi, pensando pure a noi, non venga mai dimenticato".

(Fonte: ufficio stampa Comune di Toano)
Fonte:
http://www.gazzettadellemilia.it/dove-andiamo/item/4726-toano-commemorazione-della-battaglia-di-ca-marastoni.html
Campagna sensibilizzazione sul tema ordigni inesplosi.

Principe Harry a maggio a commemorazione battaglia Montecassino


Roma, 4 apr. (TMNews) – Il Principe Harry sarà in Italia a maggio: a dare la conferma ufficiale è stata oggi l’ambasciata britannica a Roma in un comunicato in cui si precisa che Harry “effettuerà due visite ufficiali all’estero a maggio e a giugno”. A maggio sarà in Estonia e in Italia, mentre a giugno andrà in Brasile e in Cile. Entrambe le visite sono a sostegno del governo britannico e sono organizzate dal Foreign and Commonwealth Office. In Italia Harry parteciperà alle cerimonie di commemorazione della battaglia di Montecassino. Le quattro battaglie per la presa di Montecassino furono combattute tra gennaio e maggio del 1944 e videro le forze alleate impegnate in uno degli scontri più cruenti della Seconda Guerra Mondiale, che coinvolsero le truppe di Regno Unito, Polonia, Canada, Francia, India, Nuova Zelanda e Stati Uniti d’America. (segue)
Questa è una notizia dell’agenzia TMNews.
Fonte: http://www.internazionale.it/news/tmnews/2014/04/04/principe-harry-a-maggio-a-commemorazione-battaglia-montecassino/
Campagna sensibilizzazione sul tema ordigni inesplosi.

Trovate 4 bombe della seconda guerra mondiale


Quattro bombe della Seconda Guerra Mondiale, due granate e due bombe a mano, sono state rinvenute ieri mattina sul monte di Portofino poco distante dalla zona delle Batterie. Proprio in quel luogo oggi è in programma una cerimonia d'intitolazione con la partecipazione di autorità e cittadini. Per questo motivo i carabinieri di Santa Margherita hanno attivato la procedura d'urgenza e avvisato gli artificieri di Torino. Le bombe sono state rimosse e fatte brillare nel pomeriggio.
Fonte:
http://www.ilnuovolevante.it/notizie/cronaca/portofino-trovate-4-bombe-della-seconda-guerra-mondiale-3289575.html
Campagna sensibilizzazione sul tema ordigni inesplosi.

Trani, ordigno bellico recuperato nelle acque di Capo Colonna


(5 aprile 2014) TRANI- Questa mattina il nucleo sminamento difesa antimezzi insidiosi (Sdai) di Taranto, dipendente dal gruppo operativo subacquei del raggruppamento subacquei ed incursori della Marina militare, a bordo di un mezzo navale della Guardia costiera di Molfetta, è intervenuto a Trani nelle acque antistanti il lungomare Cristoforo Colombo, nei pressi della baia di Capo Colonna, in seguito alla segnalazione di un ordigno pervenuta all’ufficio locale marittimo da parte di un cittadino tranese, che lo ha avvistato durante un’escursione subacquea. Al termine della ricognizione è stata confermata la presenza di un ordigno bellico risalente al secondo conflitto mondiale. La “carica di profondità” rinvenuta è stata rimossa mediante l’impiego di un pallone di sollevamento. L’ordigno è ora in una zona di sicurezza individuata dall’autorità marittima e verrà distrutto.
La squadra intervenuta, comandata dal tenente di vascello Mirko Leonzio, ha terminato le attività intorno alle 12. A coordinare le operazioni nell’area, il comandante dell’ufficio locale marittimo, Stefano Sarpi, in stretto contatto con la centrale operativa della capitaneria di porto di Barletta. Sul posto anche Carabinieri e Polizia locale.
A seguire gli accadimenti da terra, anche il sindaco di Trani, Luigi Riserbato che ha espresso gratitudine al cittadino tranese che ha tempestivamente segnalato la presenza in mare di quello che poi si è rivelato essere un ordigno bellico, al comandante della capitaneria di porto di Barletta ed all’ufficio locale marittimo di Trani per aver predisposto, nell’arco di 24 ore, una perfetta organizzazione che ha permesso la bonifica del fondale della baia nel corso della mattinata.
Fonte: http://bat.ilquotidianoitaliano.it/cronaca/2014/04/news/trani-ordigno-bellico-recuperato-nelle-acque-di-capo-colonna-39615.html/

Impegno svizzero nella lotta per un mondo senza mine antipersona, munizioni a grappolo e residuati bellici esplosivi


Berna, 04.04.2014 - Il numero di nuove vittime di mine antipersona, munizioni a grappolo e altri residuati bellici esplosivi diminuisce costantemente. Ciononostante vale comunque il principio secondo cui occorre continuare a fornire appoggio in tale ambito. In occasione della "Giornata internazionale per la sensibilizzazione sulle mine antipersona" (4 aprile), la Confederazione informa in merito al suo impegno nel 2013 per quanto concerne l'attuazione della strategia della Confederazione per lo sminamento a scopo umanitario.

Nonostante il numero di nuove vittime di mine antipersona, munizioni a grappolo e altri residuati bellici esplosivi diminuisca costantemente, occorre far arrivare ai sopravvissuti il necessario aiuto medico e fornire sostegno alla popolazione colpita per il trattamento delle vittime e per favorire comunque lo sviluppo economico. Questo considerando il fatto che i territori interessati spesso non possono essere utilizzati per anni e che quindi le basi esistenziali sono fortemente limitate. In questa lotta la Svizzera continua ad essere un'importante esponente. 
Nella sua strategia per lo sminamento a scopo umanitario 2012 - 2015, la Confederazione si prefigge di fornire sul piano internazionale un contributo concreto per un mondo senza mine antipersona, munizioni a grappolo e altri residuati bellici esplosivi. Nell'anno in esame, sono stati compiuti progressi rilevanti nel raggiungimento degli obiettivi fissati nella strategia.
Nel quadro degli sforzi profusi sul piano politico, si è riusciti tra l'altro a ottenere la decisione di stabilire a Ginevra la Segreteria per la convenzione sulle munizioni a grappolo. In tal modo la sede internazionale di Ginevra e in particolare il Centro ginevrino internazionale per lo sminamento umanitario (GICHD) acquisirà un ruolo sempre maggiore quale centro di competenza. Nel contempo la Svizzera si impegna sul piano internazionale per il consolidamento dei trattati rilevanti al fine di sostenere l'impegno internazionale a favore dello sminamento a scopo umanitario e di agire contro potenziali violazioni degli accordi internazionali.
Sul piano operativo, si è investito nel sostegno di progetti concreti dell'aiuto umanitario, della cooperazione allo sviluppo e del promovimento della pace in Paesi prioritari. In tale ambito è stato di nuovo possibile impiegare direttamente esperti civili e militari per sostenere determinati progetti, sebbene tale sostegno si sia concentrato principalmente, a livello amministrativo, logistico e con perizie tecniche, su progetti di sgombero.
Gli sforzi della Svizzera sul piano politico e operativo vengono compiuti dal Dipartimento federale degli affari esteri (DFAE) nonché dal Dipartimento federale della difesa, della protezione della popolazione e dello sport (DDPS). I due dipartimenti collaborano strettamente con altri governi e con organizzazioni internazionali, in particolare con l'ONU, il CICR e la società civile.
Nell'anno in esame, per programmi nella Repubblica democratica del Congo, in Somalia / Somaliland, nel Sudan del Sud, nel Sahara occidentale e nel Quartiere generale dell'ONU a New York, per l'Esercito svizzero sono stati impiegati personale militare di professione del Centro di competenza per l'eliminazione di munizioni inesplose e lo sminamento (CC NBC-KAMIR) dell'Esercito svizzero nonché militari di milizia.
Proprio nell'impiego di militari di milizia, viene messa pienamente a frutto la miscela tra le conoscenze di base e l'esperienza di condotta acquisite in ambito militare e le conoscenze specialistiche acquisite in ambito civile. Gli impieghi si sono concentrati principalmente sullo sviluppo delle capacità locali direttamente sul posto come pure sull'istruzione di personale per i lavori di sgombero. Ciò ha compreso anche lo sviluppo delle relative strutture di gestione e di condotta.
Oltre al suo lavoro politico, il DFAE sostiene in particolare progetti in Bosnia ed Erzegovina, Burundi, Cambogia, Kosovo, Laos, Libano, Mali, Myanmar, Filippine, Somalia / Somaliland, Sri Lanka, Sudan del Sud e Siria.
Rispetto agli anni precedenti, è stato possibile di nuovo incrementare leggermente l'impegno della Svizzera, tra l'altro con contributi finanziari e operativi per un valore complessivo di oltre 17 milioni di franchi svizzeri. Circa la metà di questo importo è nuovamente andato a favore del Centro ginevrino per lo sminamento umanitario.

Indirizzo cui rivolgere domande:

DDPS / Esercito svizzero
Christoph Brunner
Capo dell'informazione dell'esercito
031 325 18 39

DFAE
Informazione DFAE
031 322 31 53

Pubblicato da

Dipartimento federale della difesa, della protezione della popolazione e dello sport
Internet: http://www.vbs.admin.ch
Dipartimento federale degli affari esteri
Internet: http://www.eda.admin.ch/eda/it/home/recent/media.html
Settore Difesa
Internet: http://www.vtg.admin.ch
Fonte: http://www.admin.ch/aktuell/00089/index.html?lang=it&msg-id=52566
Campagna sensibilizzazione sul tema ordigni inesplosi.  

venerdì 4 aprile 2014

65 mila foto e documenti inediti sulla Liberazione delle Marche



Da oggi on-line l'archivio di Roger Absalom

(ANSA) - MACERATA, 4 APR - Oltre 65.000 documenti inediti, e foto straordinarie che ricostruiscono il passaggio degli Alleati nelle Marche durante la seconda guerra mondiale, da oggi sono consultabili liberamente on-line grazie ad un progetto web finanziato dalla Fondazione Cassa di risparmio di Macerata. Attraverso l'indirizzo www.marcheliberate.it è possibile accedere all'omonimo fondo archivistico digitale, che comprende scritti, fotografie, video, articoli di giornale e registrazioni sonore sulla Liberazione nelle Marche. Il materiale è stato raccolto dallo storico anglosassone Roger Absalom (1929-2009), un ufficiale britannico che partecipò alla campagna d'Italia, fra i principali studiosi internazionali della seconda guerra mondiale. Nelle sue ricerche, ha analizzato il rapporto tra le popolazioni italiane e i soldati alleati, e anche come l'occupazione dell'esercito anglosassone e la partecipazione alla ricostruzione politica, economica e sociale della regione abbiano contribuito alla formazione dell'identità marchigiana, in particolare nel Maceratese. Roger Absalom è stato un ufficiale britannico durante la campagna d'Italia, e ha conosciuto da vicino la Resistenza. Negli anni Cinquanta rimase a vivere nel nostro Paese, per poi rientrare in Gran Bretagna, dove ha insegnato lingua, letteratura e storia italiana alla Anglia Polytechnic University di Cambridge e alla Sheffield Hallam University, presso la quale ricoprì fu anche direttore del dipartimento di Italian Studies. Autore di diverse pubblicazioni su queste tematiche, è stato consulente della Commissione Europea a Bruxelles e collaboratore della 'Uguccione Ranieri di Sorbello Foundation', per la quale curò alcuni volumi e la mostra fotografica "Chiaroscuri della Liberazione. Volti di donne e bambini, 1943-48".
Fonte: http://www.ansa.it/marche/notizie/2014/04/04/seconda-guerra-mondiale-on-line-inediti-liberazione-marche_d5024bed-fbe9-4423-b762-5e07eee0ff5a.html

Ordigni inesplosi: conoscerli, evitarli



Ogni anno in Italia vengono rinvenuti oltre 60mila ordigni - principalmente della seconda guerra mondiale. Nel 2013 queste bombe hanno causato 11 gravi ferimenti e già 3 nei primi mesi del 2014. I dati sono stati diffusi dall'Associazione Nazionale Vittime Civili di Guerra, che oggi in Senato ha illustrato la campagna di sensibilizzazione sul tema delle bombe inesplose nell'ambito della Giornata mondiale contro le mine indetta dall'ONU. Pino Finocchiaro di Rainews24 intervista un giovane che è stato vittima di un ordigno ed oggi è testimonial della campagna d'informazione sul tema ordigni bellici inesplosi. 


Video Rai, la testimonianza di Nicolas
 http://www.rainews.it/dl/rainews/media/campagna-di-sensibilizzazione-su-ordigni-inesplosi-f5c6fdbf-0e71-44c3-bd8e-014e2790f3a8.html  
Campagna sensibilizzazione sul tema degli ordigni inesplosi

INTERVENTO DELL’AVV. GIUSEPPE CASTRONOVO – PRESIDENTE ANVCG AL CONVEGNO SUL TEMA DEGLI ORDIGNI INESPLOSI DEL 3 APRILE A PALAZZO MADAMA


Cari amici,
dal 2006 il 4 aprile di ogni anno si celebra la Giornata mondiale per la promozione delle azioni contro le mine e gli ordigni bellici inesplosi indetta dalle Nazioni Unite.
In questa giornata si intende richiamare l'attenzione sulla realtà che questo fenomeno rappresenta in numerosissimi Paesi del pianeta, che a diverso titolo e con differente intensità sono minacciati dalla presenza di mine e di ordigni inesplosi talvolta, come nel nostro Paese, anche a distanza di tanti anni dalla fine dei conflitti.
Ogni anno nel mondo decine di chilometri quadrati di territorio vengono bonificati e tornano a disposizione delle comunità per la ricostruzione e la ripresa delle attività socio-economiche. Tuttavia, la strada è ancora lunga: 84 Paesi rimangono minati e si stima che più di 200.000 chilometri quadrati del loro territorio possano essere contaminati da mine e da ordigni inesplosi.
Sempre ogni anno rimangono vittime di incidenti dovuti alle mine o agli ordigni inesplosi circa 5.000 persone, mentre è in costante crescita il numero di esseri umani che, a causa di tali incidenti, sono costretti a vivere il resto della loro vita con gravi invalidità e mutilazioni. Secondo l’ UNICEF, i bambini rappresentano  più di un terzo delle vittime civili. La loro curiosità naturale li espone a maggiori rischi, poiché spesso quando si imbattono in tali ordigni, non conoscendoli, cercano di aprirli o di giocarci. Essi sono pertanto più esposti degli adulti al rischio di morire o di ferirsi per le conseguenze delle esplosioni.
Il trattato di Ottawa del 1997 e la Convenzione sulle Bombe a Grappolo del 2008 sono riusciti molto bene ad affrontare e ridurre la minaccia per gli individui e le comunità di tutto il mondo dal pericolo di queste armi ormai vietate. Ad oggi vi sono 161 Stati Parti del Trattato di Ottawa mentre 111 Stati hanno aderito alla convenzione sulle Bombe a Grappolo, dei quali 80 sono tutti già Stati Parti.
Grazie a questi trattati molte centinaia di chilometri quadrati di terreno precedentemente infestati sono stati bonificati e più di 46 milioni di mine antipersona sono state raccolte, e 750.000 bombe a grappolo contenenti 85 milioni di submunizioni sono state distrutte. Ancora più importante,  il numero di vittime causate da queste armi ogni anno,  è diminuito drasticamente a meno di 5.000 casi registrati rispetto  i 20.000 di qualche anno fa.
Ancora troppi però e fermare questo stillicidio è possibile solo con un'adeguata mobilitazione di risorse e con il sostegno della comunità internazionale. È questo l'impegno che hanno preso i paesi che aderiscono al citato Trattato di Ottawa: ogni paese firmatario è tenuto a bonificare il proprio territorio da mine ed ordigni inesplosi entro 10 anni dall'entrata in vigore del trattato, mentre tutti i paesi che sono in grado di farlo, che possiedono cioè sufficienti risorse, hanno l'obbligo di sostenere le azioni contro le mine e l'assistenza alle vittime nei paesi più poveri. Anche l'Italia è chiamata a fare la sua parte, sia nel proprio territorio ampliando gli interventi di bonifica sistematica ed informando sui rischi a cui incorre chi si imbatte in questi ordigni, che rinnovando il suo impegno a sostegno delle azioni contro le mine, ad esempio finanziando adeguatamente il Fondo istituito con la Legge 58 del marzo 2001 che, negli ultimi anni è stato drasticamente ridotto.
Per comprendere l’entità del fenomeno a livello mondiale, basti pensare che in Italia, a distanza di 70 anni dalla fine della guerra, vengono ancora rinvenuti su tutto il territorio ogni anno oltre 60.000 ordigni bellici inesplosi, i quali hanno prodotto 11 gravi ferimenti nel 2013 e già altri 4 nell’anno appena iniziato.
Chi, come me e come tanti altri, ha vissuto la realtà della guerra e conseguentemente dell’Associazione Nazionale Vittime Civili di Guerra durante tutta la sua storia, dalla fine del conflitto ad oggi, ha imparato nel corso degli anni a conoscere quanto siano pericolosi e subdoli gli ordigni bellici inesplosi sparsi in tutto il nostro Paese: purtroppo, infatti, sono migliaia le vittime civili di guerra che hanno riportato invalidità e mutilazioni, spesso molto gravi, per lo scoppio di questi oggetti di morte durante la guerra, ma sono impressionanti anche i dati delle vittime civili di guerra nate dopo la sua conclusione.
Occuparsi di questo problema e prodigarsi affinché il territorio venga bonificato da questi ordigni e la popolazione informata sui rischi ed i pericoli che comportano fa, quindi, naturalmente parte della mission dell’Associazione: ecco perché abbiamo creato al nostro interno uno specifico Dipartimento ordigni bellici inesplosi impegnato a condurre ricerche, studi e iniziative sul tema, in Italia e nel mondo, dove sono in atto ancora tanti, troppi conflitti bellici.
Il Dipartimento, nella sua attività, ha coinvolto Giovanni Lafirenze che, con la sua passione e la sua competenza uniche, è diventato un punto di riferimento per chiunque voglia studiare e capire seriamente il problema degli ordigni bellici inesplosi. L’attualità di questo tema fa apparire come fondamentale l’esigenza di sensibilizzare l’opinione pubblica e le Istituzioni, affinchè chi si imbatte in questi oggetti ingannatori apparentemente innocui sappia cosa nonché stimolando interventi di bonifica sistematica da parte dello Stato e degli organi competenti.
È un compito non facile perché, dopo settant’anni dalla sua conclusione, la Seconda Guerra Mondiale sembra ormai appartenere per i più solo ai libri di storia. Questo discorso, poi, vale a maggior ragione per la Prima Guerra Mondiale, di cui ci apprestiamo a vivere il centenario.
Ma se il tempo indebolisce la memoria personale e collettiva, non ha però lo stesso effetto sulle cariche esplosive delle decine di migliaia di ordigni che ancora giacciono nascosti sotto terra e che riemergono in occasione di scavi, lavori o per effetto dei naturali movimenti idrogeologici. Oggetti spesso sottovalutati per disinformazione, per colpa del loro aspetto traditore, o perché intenzionalmente camuffati da oggetti di uso comune oppure a causa dell’azione erosiva degli agenti atmosferici e naturali.
Settant’anni sono un tempo davvero lungo se misurato con il metro della propria vita. Ma sono diventati improvvisamente un attimo quando nel marzo del 2013 due ragazzi hanno riportato la perdita della vista e il giovane Nicolas anche la perdita della mano, per lo scoppio di un ordigno bellico inesploso ritrovato in un campo a Novalesa, in Val di Susa: un incidente così simile a quello di cui sono rimasto vittima io, nel lontano 1944, con lo stesso drammatico esito.
Venire a sapere che così tanto tempo dopo dei ragazzi hanno subìto il mio stesso tragico destino è stato un vero trauma e ha fatto nascere immediatamente in me, ed in tutta l’Associazione che ho l’onore di presiedere, la volontà di mettere in atto qualcosa di efficace. Per contribuire ad evitare che tragedie simili si continuino a ripetere ancora nel XXI° secolo e nell’indifferenza generale.
Noi vittime civili di guerra abbiamo sempre avvertito nel drammatico destino che ci è toccato, fatto di invalidità subite spesso in giovane età o perdita di familiari cari, non solo la possibilità di essere testimoni concreti e autorevoli di esperienze dolorose, ma anche il dovere civico di fare tutto quanto è possibile per impedire e prevenire il ripetersi di storie come le nostre.
Anche per questo esiste l’Associazione Nazionale Vittime Civili di Guerra Onlus che, evidentemente, non ha ancora esaurito il suo compito: non lo ha esaurito per le oltre 120.000 vittime civili di guerra ed i loro congiunti ancora viventi ma anche per evitare che la guerra continui a mieterne ancora, in Italia e nel mondo; è per questo che l’Associazione in passato ha partecipato attivamente alla Campagna Internazionale per il Bando delle Mine Antiuomo ed oggi lancia una campagna di prevenzione e informazione sugli ordigni bellici inesplosi nel nostro Paese, che si affianca ad iniziative analoghe che stiamo realizzando in campo internazionale, nella Striscia di Gaza in collaborazione con UNRWA, agenzia delle Nazioni Unite per i rifugiati palestinesi, con una campagna di informazione e prevenzione nelle scuole sugli ordigni bellici inesplosi, ed in Sierra Leone in collaborazione con Dokita, per la riabilitazione ed il reinserimento sociale dei bambini soldato.
La mia speranza  è che un giorno  il mondo  sia esente dalle minacce causate da mine e residuati bellici inesplosi. Ma ci vorranno sforzi collettivi comuni su tutti i fronti  per raggiungere questo obiettivo.  In questa Giornata internazionale  è importante rinnovare il nostro impegno nel portare avanti la nostra missione di salvare vite.
Perché, purtroppo, la guerra – “pazzia bestialissima” per usare le parole di Leonardo da Vinci – continua a lungo ad uccidere e distruggere le vite degli uomini, delle donne e dei bambini anche dopo la sua conclusione: una scia di sangue e dolore che si trascina per decenni e che ci ricorda, in modo perentorio, che la pace è l’unica scelta realmente possibile per il futuro dell’umanità.
AVV. GIUSEPPE CASTRONOVO

PRESIDENTE ASSOCIAZIONE NAZIONALE VITTIME CIVILI DI GUERRA 



Ritrovato proiettile di artiglieria inesploso in frazione Mombello


Stavano demolendo un immobile abbandonato in frazione Mombello, a Masserano, quando gli operai hanno intravisto tra le macerie un proiettile di artiglieria risalente alle seconda guerra mondiale. Sul posto sono quindi intervenuti i carabinieri che stanno piantonando la zona  in attesa dell’arrivo degli artificieri della Brigata Alpina Taurinense che faranno brillare l’ordigno
Fonte:mombello.htmlttp://www.newsbiella.it/2014/04/04/mobile/leggi-notizia/argomenti/cronaca-5/articolo/ritrovato-proiettile-di-artiglieria-inesploso-in-frazione-mombello.html

Sui luoghi della Grande Guerra


di Giuseppe Ortolano
Cento anni fa iniziava la Prima Guerra Mondiale. Anche in Italia - entrata però in conflitto solo l'anno dopo - sono previste celebrazioni che spesso includono la visita ai luoghi teatro di combattimenti durante quella che usiamo chiamare la Grande Guerra. In anteprima per voi quelli più interessanti. 

Sul lombardo Monte Legnone, quasi affacciato sul lago di Lecco si trova il Rifugio Roccoli Lorla, comodamente raggiungibile anche in auto. Da qui passava la seconda linea difensiva italiana - chiamata Cadorna -, fatta di trincee, casematte, nidi di mitragliatrici e fortificazioni che mai hanno visto un combattimento. A pochi minuti di cammino dal rifugio, rinomato per la buona cucina, si visitano alcune postazioni militari risalenti alla prima guerra mondiale, tra le quali una trincea, la piazzola di un cannone,  un nido per mitragliatrice e un camminamento sotterraneo lungo una ventina di metri, percorribile se dotati di torcia. 

La zona dove passava l'antico confine tra Italia e Austria, lungo le cime del massiccio dell'Adamello-Brenta, fu teatro della cosiddetta Guerra Bianca. Lungo i sentieri della zona si incontrano trincee, casematte, forti ed interi villaggi militari che sono spesso meta di gite ed escursioni, anche impegnative. Una delle più interessanti parte dall'arrivo della cabinovia che dal Passo Tonale sale al Passo Paradiso e conduce a una galleria ampia ed illuminata utilizzata per controllare il Tonale. Nella zona si incontrano anche il villaggio militare dei Monticelli e, sulla cresta,  tratti di trincea e piazzole per l'artiglieria. Sulla strada tra Vermiglio e il Tonale si trova anche Forte Strino, costruito dagli austriaci conserva reperti e cimeli della Grande Guerra ed è aperto al pubblico dal 14 giugno. Nella vicina Temù si visita il Museo della Guerra Bianca

particolarmente ricco di materiali e armi utilizzate dai due eserciti impegnati nei combattimenti in zona. 

Ad Asiago, sull'altipiano omonimo, si trova il sacello ossario che contiene i resti di oltre 55.000 soldati caduti, a testimonianza dell'importanza di questo fronte durante la prima guerra mondiale. Qui il nuovo progetto dell'Ecomuseo della Grande Guerra delle Prealpi Vicentine ha recuperato ben 19 siti sparsi sul territorio (campi di battaglia, trincee, sistemi di gallerie, linee difensive, fortificazioni)  che si propongono come un grande libro di storia all'aperto, dove i visitatori possono leggere e comprendere i drammatici eventi di cui questi luoghi furono teatro, in un contesto di naturale bellezza che offre molte altre possibilità sotto il profilo dell'ospitalità, dell'enogastronomia, dello sport e della cultura. 

Cortina d'Ampezzo propone invece, fino a che la neve lo permetterà, la ciaspolata della Grande Guerracon partenza dal  Rifugio Col Gallina, a quota 2.055 metri, guidati da un accompagnatore storico in divisa d'epoca e da una guida alpina. Seguendo la pista da sci che sale fino all'arrivo della seggiovia si prosegue lungo un canalone per giungere alle spettacolari fortificazioni della Grande Guerra. Altri itinerari nei luoghi veneti della Grande Guerra, e  in particolare nelle Dolomiti Bellunesi e nella zona del Monte Grappa e del Piave, sono proposti dal sito dell' (?).....

Tanti i luoghi del Trentino interessati al sanguinoso conflitto iniziato un secolo fa. Tra la Val Rendena e la Valle del Chiese si visitano Forte Larino, vicino all'abitato di Lardaro, e Forte Corno, in posizione di poco più elevata, oltre al caposaldo trincerato di Forte Clemp in Val Rendena, a monte di Sant'Antonio di Mavignola, tra Pinzolo e Madonna di Campiglio. Nei pressi di Lavarone si trova ilForte Belvedere-Gschwent, una tra le più grandi fortezze austro-ungariche di montagna, realizzata tra il 1908 e il 1912,  e oggi uno tra i musei ed i siti della prima guerra mondiale più visitati in Trentino e in Italia. In Valsugana dovrebbero presto aprire al pubblico, dopo importanti lavori di restauro, il Forte di Tenna e la sua opera gemella sul Colle delle Benne, edificati dai genieri austro-ungarici per proteggere il fianco meridionale dell'Impero, come ultima difesa della Valsugana e di Trento. Estrema linea di difesa contro un'eventuale offensiva austro-ungarica fu il "trincerone" italiano di Grigno, interessato da un ampio progetto di recupero volto alla salvaguardia di postazioni e capisaldi presenti in quest'area. 

Spostandoci verso est arriviamo sul Carso, l'altipiano roccioso, dai colori unici, che da Gorizia digrada verso il mare di Trieste e che promuove il circuito turistico Carso 2014+. Un vero e proprio museo a cielo aperto che parte da Borgo Castello di Gorizia, sede del Museo Provinciale della Grande Guerra,e raggiunge la Zona Sacra Monte San  Michele, la cima più alta del Carso, teatro di aspri combattimenti nel 1916. Qui si visitano il museo storico, alcuni camminamenti e le cannoniere ospitate nelle caverne. Spettacolare l'imponente ingresso dello Schönburgtunnel, costruito dagli austriaci. A cavallo tra i comuni di Savogna d'Isonzo e Doberdò del Lago si incontrano invece le Cannoniere del Monte Brestovec, raggiungibili con una breve passeggiata.  Qui, all'interno di un ampio balcone roccioso, si trovano otto postazioni per cannoni recentemente restaurate e collegate da un'ampia galleria illuminata, con alcune opere ambientali. 

Nei dintorni si riconoscono trincee, bunker del periodo della Guerra Fredda e un antico castelliere celtico. Sulle alture attorno a Monfalcone si visita il Parco Tematico della Grande Guerra mentre, nei pressi di Fogliano Redipuglia la locale Pro Loco organizza i Percorsi di Pace: visite guidate nei luoghi dei combattimenti, tra fortificazioni, trincee, gallerie, cimiteri di guerra e cappelle. Le tracce della Grande Guerra in Friuli Venezia Giulia non si trovano solo sulla terraferma, ma anche in mare e in particolare nelle lagune di Marano e Grado, che all'epoca si trovavano proprio al confine tra fra il Regno d'Italia e l'Impero austro-ungarico. Qui gli itinerari proposti ripercorrono, navigando in battello, i luoghi storici che sono stati importanti durante la Prima Guerra Mondiale, e offrono l'opportunità di  comprendere vari aspetti delle strategie militari, dall'organizzazione degli approvvigionamenti alle modalità di collegamento via acqua di due importanti fronti, quello dell'Isonzo e quello del Piave. 

Visite guidate in altri luoghi interessati dal conflitto sono organizzati dall'associazione èStoria  che, con lo Storiabus, propone percorsi storico-culturali attraverso i luoghi della Prima Guerra Mondiale, per ricordarne, cent'anni dopo, battaglie e accadimenti che segnarono indelebilmente la memoria collettiva.

Fonti: http://viaggi.repubblica.it/articolo/sui-luoghi-della-grande-guerra/229293/1
http://viaggi.repubblica.it/articolo/sui-luoghi-della-grande-guerra/229293

Villa Literno, ritrovato ordigno bellico durante i lavori in un terreno


A  Villa Literno, in via Santa Maria a Cubito, durante lavori all’interno di un terreno privato è stato rinvenuto un ordigno bellico, verosimilmente risalente agli ultimi conflitti mondiali. Sono state attivate le procedure per rimuoverlo.
Fonte:
http://www.casertaprimapagina.it/04-04-2014/cronaca/31662/villa-literno-ritrovato-ordigno-bellico-durante-i-lavori-in-un-terreno/

DIFESA: COMELLINI (PDM), INACCETTABILE VUOTO NORMATIVO SU ORDIGNI BELLICI.


(AGENPARL) - Roma, 03 apr - Dichiarazioni di Luca Marco Comellini, Segretario del Partito per la tutela dei diritti di militari e Forze di polizia (Pdm) sul lancio della campagna di sensibilizzazione sul tema degli ordigni bellici inesplosi promossa dall'Associazione nazionale vittime civili di Guerra. “Nel corso della 16 legislatura coi deputati radicali Maurizio Turco e Maria Antonietta Farina Coscioni siamo riusciti a far approvare dal Parlamento la legge 177 del 2012 recante “Modifiche al decreto legislativo 9 aprile 2008, n. 81, in materia di sicurezza sul lavoro per la bonifica degli ordigni bellici” che prevede, oltre all'obbligo di bonifica nei cantieri di scavo, l'istituzione entro sei mesi di uno speciale “albo” di imprese specializzate nel delicato settore della bonifica degli ordigni bellici. Ad oltre un anno e mezzo dall'approvazione della legge manca ancora una precisa e puntuale regolamentazione delle imprese autorizzate alle operazioni di bonifica con la conseguenza che oggi , chiunque, può improvvisarsi esperto del settore e operare liberamente pur non avendo le necessarie capacità professionali e organizzative ed è per questo motivo che sono numerosi i ritrovamenti di ordigni inesplosi in cantieri dove evidentemente la bonifica sistematica e preventiva non è stata adeguatamente fatta. È necessario e urgente che il Ministro della difesa, di concerto con il Ministro del lavoro e delle politiche sociali, sentiti il Ministro dell'interno, il Ministro dello sviluppo economico e il Ministro delle infrastrutture e dei trasporti, emani il decreto istitutivo dell'”albo delle imprese di bonifica”. Invito quindi il sottosegretario Giocacchino Alfano, oggi presente al lancio della campagna di sensibilizzazione sul tema degli ordigni bellici inesplosi promossa dall`Associazione nazionale vittime civili di Guerra, presso Sala Nassirya del Senato, a voler ricordare alla Ministra della difesa, evidentemente troppo distratta dalla campagna elettorale per le europee e dalla ricerca di risorse per il Premier Renzi, che il decreto istitutivo dell'Albo in questione doveva essere fatto entro sei mesi dall'approvazione della legge e che, quindi, è più che mai urgente la sua istituzione al fine di garantire la sicurezza dei cittadini.”
Fonte: http://www.agenparl.it/articoli/news/politica/20140403-difesa-comellini-pdm-inaccettabile-vuoto-normativo-su-ordigni-bellici
Foto tratta da: http://www.osservatorelaziale.it/

giovedì 3 aprile 2014

VIETARE ED ELIMINARE LE MINE ANTIUOMO


Valeria Vitale, VicePresidente del Senato: "Oggi ho portato il saluto del Senato alla conferenza stampa di presentazione della campagna “Un ordigno inesploso può sembrare un gioco ma non è uno scherzo”, promossa dall’Associazione Nazionale Vittime Civili di Guerra".
Ecco cosa ho detto:

Autorità, gentili ospiti,
è per me un piacere e un onore portare il saluto del Senato a questa conferenza stampa di presentazione della campagna di sensibilizzazione sul tema degli ordigni bellici inesplosi, alla vigilia della “Giornata mondiale per la promozione e l’assistenza all’azione contro le mine e gli ordigni inesplosi”, istituita dall’ONU nel 1997.
Ringrazio a nome di tutto il Senato l’Associazione Nazionale Vittime Civili di Guerra Onlus, che ha accompagnato tutta la storia della Repubblica, dal dopoguerra, con la battaglia civile e morale per tutelare gli invalidi di guerra e contrastare gli incidenti e le morti a distanza che i residui delle guerre continuano a provocare.
“Un ordigno inesploso può sembrare un gioco, ma non è uno scherzo” dice lo slogan che è stato scelto per la campagna che presentate oggi.
Si tratta di un titolo che ci riporta al dato più drammatico e sconvolgente di quella catastrofe determinata dalle “mine antiuomo”: i bambini rappresentano oltre un terzo delle vittime complessive.
Ogni anno, nel mondo, secondo i dati forniti dall’agenzia dell’ONU contro le mine antiuomo, 10 persone sono uccise o mutilate dall’esplosione di mine. E c’è una mina inesplosa ogni 17 bambini.
I bambini sono particolarmente esposti agli ordigni inesplosi, incluse le bombe a grappolo, perché sono spesso colorate, luccicanti e quindi attraenti ai loro occhi. Inoltre i bambini, per la corporatura ancora piccola, hanno più probabilità di morire in seguito alle esplosioni rispetto agli adulti. E i dati lo confermano: oltre l’85% muore prima di raggiungere l’ospedale. Ma anche chi non riesce a sopravvivere perde la vitalità dell’infanzia, costretto a vedere mutilati arti e sogni.
L’Italia con la legge n. 374 del 1997 ha messo al bando questo vergognoso strumento di distruzione di massa e nel 1999 ha ratificato il trattato di Ottawa, firmato da oltre 120 Paesi. Purtroppo molti grandi Stati ancora producono questo barbaro e vigliacco armamento che colpisce soprattutto i civili e causa danni anche a decenni di distanza dalla cessazione dei conflitti.
C’è un paradosso, per le mine antiuomo: è tanto basso il costo di produzione, quanto enormi i costi sociali e umani.
Lo sviluppo di intere regioni dei Paesi più contaminati è gravemente ostacolato dalla presenza di ordigni inesplosi, che per anni dopo la fine di un conflitto impediscono la costruzione di case, strade, scuole, strutture sanitarie e altri servizi essenziali. Inoltre ostacolano seriamente l’accesso ai terreni agricoli, la loro irrigazione, il pascolo e l’allevamento del bestiame.
E rendono inoltre lento e rischioso il rimpatrio di rifugiati e sfollati, causando morti e fatica aggiuntiva nel ricostruire un tessuto sociale positivo e forte.
In oltre 60 Paesi del mondo ci sono oggi più di 100 milioni di mine (Afghanistan, Bosnia, Cambogia, Iraq, Yemen, Sudan, Angola, Somalia, Mozambico, Vietnam sono tra i Paesi più colpiti). Secondo alcune stime per sminare completamente l’Afghanistan, procedendo agli attuali ritmi, occorrerebbero oltre 4.000 anni!
Ma non si pensi che si tratta di un fenomeno tragico che riguarda solo paesi lontani.
In Italia, secondo i dati del Ministero della Difesa che l’Associazione Nazionale Vittime Civili di Guerra ci ricorda, ogni anno vengono rinvenuti oltre 60.000 ordigni e nel solo 2013 sono stati registrati 11 gravi ferimenti.
È un dovere, una responsabilità etica e civile di tutte le Istituzioni nazionali e internazionali impegnarsi affinché sia interdetta in tutto il mondo la fabbricazione di nuove mine antiuomo e sia assicurata la distruzione di quelle esistenti.
E affinché si proceda con convinzione e determinazione alla bonifica dei territori infestati.
Per fare questo è decisivo procedere con campagne di informazione e sensibilizzazione rivolte alle popolazioni, come quella presentata oggi. Perché chi si imbatte in questi ordigni – soprattutto le bambine e i bambini – sappia come comportarsi e perché cresca l’attenzione dell’opinione pubblica e la spinta culturale e materiale della società, dei governi e del Parlamento, per evitare ulteriori tragedie.
Grazie.
Fonte: http://www.valeriafedeli.it/vietare-ed-eliminare-le-mine-antiuomo/

Un tappeto di bombe inesplose in agguato sotto i nostri piedi


di Maurizio Gallo m.gallo@iltempo.it
La guerra è finita. Da settant’anni. Ma continua a mietere vittime. Tre su quattro sono civili. E più di un terzo sono bambini. Pochi lo sanno, ma camminiamo su un «tappeto» sotterraneo di ordigni inesplosi e ogni anno nel Belpaese ne vengono trovati sessantamila.
Numeri che fanno accapponare la pelle e che sono stati forniti ieri durante la presentazione nella Sala Nassirya di Palazzo Madama della campagna di sensibilizzazione promossa dall’Associazione Vittime Civili di Guerra, presieduta dall’avvocato Giuseppe Castronovo. Il 4 aprile, durante la Giornata mondiale per la promozione e l’assistenza all’azione contro le mine e gli ordigni bellici inesplosi, l’Onu ha ricordato che queste trappole nascoste continuano a uccidere e a ferire. Nel 2013 hanno causato undici gravi ferimenti; nei primi mesi di quest’anno, tre. Dodici mesi fa è toccato a tre giovani di Novalesa, nel Torinese. Nicolas, Lorenzo e un amico stavano piantando patate in un campo e hanno trovato un oggetto. Sembrava un «lumino» da cimitero. Era una bomba. È esplosa. Due di loro hanno perso la vista. E uno anche la mano. Lo scorso gennaio è stata la volta di un agricoltore di Belluno, che ha avuto mani e volto devastati dallo scoppio di un ordigno mentre zappava la terra. «Dopo l’esplosione e i danni permanenti che mi hanno provocato, ho raggiunto la determinazione di diventare un testimonial - ha spiegato Nicolas ieri in Senato - In Italia la guerra è finita da settant’anni ma sull’argomento c’è totale disinformazione. E se non si informano i ragazzi che non hanno vissuto il conflitto, non si fermeranno queste tragedie».
«"Un ordigno inesploso può sembrare un gioco, ma non è uno scherzo" - ha detto il vicepresidente del Senato Valeria Fedeli, partendo proprio dallo slogan della campagna - Si tratta di un titolo che ci riporta al dato più drammatico e sconvolgente di quella catastrofe determinata dalla mine antiuomo: i bambini rappresentano oltre un terzo delle vittime complessive. In oltre 60 Paesi del mondo - ha continuato Fedeli - oggi ci sono più di cento milioni di mine e, secondo alcune stime, per sminare completamente l’Afghanistan procedendo agli attuali ritmi occorrerebbero più di 4000 anni». Anche il presidente dell’Associazione è stato ferito da una bomba. Nel giugno del ’44 ha perso l’uso degli occhi: «La curiosità naturale dei bambini li espone a maggiori rischi degli adulti», ha precisato. E il pericolo è sempre in agguato. Il colonnello Lucio Eugenio Cannarile ha riferito che gli artificieri dell’Esercito nell’ultimo decennio hanno eseguito oltre 30.000 interventi di bonifica».
Nel corso dell’incontro, al quale hanno preso parte anche il sottosegretario alla Difesa Gioacchino Alfano e il generale Francesco Noto, capo ufficio coordinamento tecnico di Geniodife, è stato presentato il libro curato da Giovanni Lafirenze «Schegge assassine», che ripercorre i ritrovamenti di ordigni e gli incidenti che hanno provocato.
Fonte: http://www.iltempo.it/cronache/2014/04/04/un-tappeto-di-bombe-inesplose-in-agguato-sotto-i-nostri-piedi-1.1236857?localLinksEnabled=false
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