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giovedì 8 ottobre 2015

Marocco, 10 milioni di mine lungo il "muro della vergogna"


di MARIA CRISTINA FRADDOSIO
ROMA - 2.720 chilometri di muro. Poco è stato fatto dal cessate il fuoco del 1991. Pietre, sabbia e filo spinato dividono ancora il Sahara Occidentale. E, lungo il muro marocchino  -  noto come berm  - , 10 milioni di mine continuano ad attentare quotidianamente la vita del popolo Sahrawi. Rimasugli mortali di un conflitto irrisolto traggono in inganno soprattutto i minori, che attratti dal colore, dalla forma e dalle dimensioni li scambiano per giocattoli.

Il "muro della vergogna" eretto da oltre 30 anni. Costruita tra il 1980 e il 1987, in sei fasi distinte, la recinzione che divide il Marocco dal Frente popular para la liberación de Saguía el Hamra y Río de Oro, meglio conosciuto come Fronte Polisario, è il simbolo vergognoso dell'incapacità della comunità internazionale di risolvere le controversie esistenti da oltre trent'anni. Da un lato il regno alawita, che dopo la ritirata spagnola ha avanzato pretese sul territorio illibato, e dall'altro il popolo Sahrawi. Il Sahara Occidentale è considerato uno dei territori con maggior numero di mine al mondo. Tra i 7 e i 10 milioni, secondo le stime delle Nazioni Unite.

Il nemico silenzioso nuoce 20 vittime all'anno. A pagarne il prezzo sono soprattutto i civili, che rappresentano l'80%. In molti casi, si tratta di minori. I dati pubblicati nel Rapporto di monitoraggio delle mine terrestri rivelano che, a partire dal 1975, sono più di 2.500 le persone rimaste ferite, mutilate o uccise in territorio sahrawi. 26 dall'inizio dell'anno. Gli ordigni esplosivi risultano di fabbricazione italiana, portoghese, russa e cinese. "Ogni anno causano tra le 20 e le 30 vittime, ma questa gente non va via. Anche se volesse, non saprebbe dove andare", fa sapere Aziz Haidar, presidente di ASAVIM,Associazione Sahrawi di Vittime di Mine.

Vivere sotto una minaccia costante. Difficile calcolare il numero esatto. L'organizzazione, le cui risorse non sono sufficienti, al momento si occupa di circa 1.600 persone, che corrispondono ad un 20% del totale delle vittime. Nei territori liberati del Sahara Occidentale, vivono tra i 30.000 e i 40.000. Si tratta per lo più di pastori che, per assicurare la sopravvivenza delle loro greggi, si spingono nelle vicinanze del muro. "Non hanno alternativa. La maggior parte degli incidenti accadono quando gli animali si avvicinano troppo e i pastori non esitano a seguirli", ha spiegato Samu Amidé, direttore di SMACO, l'Ufficio Sahrawi di Azione contro le Mine, a El País.

I ritardi nel processo di sminamento. Si è ancora lontani dal garantire sicurezza e dignità al popolo Sahrawi. Ed anche le operazioni di sminamento procedono con lentezza. Da un lato, nel territorio del Fronte Polisario, il compito spetta alla  UNMAS (http://www. mineaction. org/unmas), l'agenzia dell'Onu per l'azione contro le mine, dall'altro all'esercito marocchino, sebbene il regno alawita non abbia firmato il trattato di proibizione delle mine, meglio conosciuto come Convenzione di Ottawa. Il Marocco spende il 3% del PIL per mantenere il "muro della vergogna". Ciò si spiega con l'interesse per i giacimenti di fosfati presenti sul territorio, di cui il paese è il primo esportatore al mondo. Fonte: http://www.repubblica.it/solidarieta/emergenza/2015/10/07/news/marocco_10_milioni_di_mine_lungo_il_muro_della_vergogna_-124571302/

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